"Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne."
Maya Angelou
INTRODUZIONE
Solo da pochi anni la violenza sulle donne è diventato tema e dibattito pubblico.
Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni affermano che le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali e a tutti i ceti economici.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. Il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.
DEFINIZIONE
La dichiarazione delle Nazioni definisce la violenza contro le donne
“qualsiasi atto di violenza di genere che provoca o possa provocare danni fisici, sessuali o psicologici alle donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica o privata”.
In ambito europeo, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza, la cosiddetta convenzione di Istanbul (2011), definisce la violenza di genere come qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato (art.3).
Il CASO ITALIA
Confronto violenza sulle donne 2018-2020
La cartina interattiva sopra riportata fornisce una analisi relativa al confronto delle casistiche di violenza sulle donne negli anni 2018, 2019, 2020.
La rappresentazione dei dati è realizzata in scala di colori: dal più chiaro, il numero più basso di casi, al più scuro, i valori più alti. La cartina è suddivisa per regione, provincia e numero di violenze.
Attraverso il passaggio del cursore sulla cartina si possono visualizzare i dati relativi ad una determinata regione e alle violenze suddivise per province.
Dai dati ci si poteva aspettare una suddivisone per aree greografiche, in reltà le violenze sono sparse per tutta italia in modo indistinto, senza differenze palesi tra nord, centro e sud italia. Nel 2020, nella maggior parte delle province, i dati sono aumentati in maniera significativa a causa della chiusura totale delle regioni a causa del lockdown.
CENTRO ANTI VIOLENZA
CENTRO ANTI VIOLENZA: LA NASCITA
I primi Centri antiviolenza sono nati solo alla fine degli anni novanta ad opera di associazioni di donne provenienti dal movimento delle donne, tra cui "Casa delle donne per non subire violenza" di Bologna e "Casa delle donne maltrattate" di Milano.
Ad oggi sono varie le organizzazioni che lavorano sui vari tipi di violenza di genere. I Centri antiviolenza in Italia si sono riuniti nella Rete nazionale dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne.
Nel 2008 è nata una federazione nazionale che riunisce 80 Centri antiviolenza in tutta Italia dal nome "D.i.Re: Donne in Rete contro la violenza alle donne”. D.i.Re fa parte dell'organizzazione europea WAVE, network Europeo dei Centri antiviolenza che raccoglie oltre 5.000 associazioni di donne.
CENTRO ANTI VIOLENZA E CASE RIFUGIO
Il centro antiviolenza è una struttura in cui vengono accolte donne che subiscono o sono minacciate da qualsiasi forma di violenza. Esso offre diversi servizi alle vittime di violenza domestica, violenza sessuale, violenza economica, stalking: accoglienza telefonica, colloqui personali, ospitalità nelle cosiddette case rifugio assistendo così le vittime ed eventualmente i figli minori coinvolti nel percorso di uscita dalla violenza.
Le Case Rifugio sono strutture a indirizzo segreto che forniscono un alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini e bambine, consentendo così l'interruzione della violenza.
Insieme ai Centri antiviolenza, le Case rifugio costituiscono una rete territoriale di servizi specializzati che lavorano sulla base di una metodologia dell'accoglienza basata su un approccio di genere e sui principi della Convenzione di Istanbul.
Il servizio è a titolo gratuito, indipendente dal luogo di residenza. Ha l'obiettivo di avviare un percorso di recupero in una situazione protetta. La casa di ospitalità offre protezione e aiuto concreto alle donne che si trovano in una situazione di pericolo per la propria incolumità fisica e/o psicologica e non hanno altre soluzioni abitative possibili.
Analisi dei dati
Grazie a questo grafico abbiamo una conferma di quanto detto precedente: nei primi 5 mesi del 2020 si può notare un aumento della richiesta di aiuto ai centri anti-violenza (CAV) in conformità con l'inizio della pandemia.
Si può notare come nel 2020 in regioni come Umbria, Veneto, Piemonte, Puglia, Sicilia e Sardegna abbiamo dei picchi di richieste di aiuto da parte di donne vittime di violenza rispetto ai primi 5 mesi del 2019.
i dati presi in considerazione riguardano i primi 5 mesi del 2020, in quanto sono stati i più significativi considerando il fatto che il primo lockdown totale è avvenuto da Marzo a Giugno 2020.
Numero centri anti-violenza e case rifugio per Regione
L'attenzione ora si volge sulla presenza di case rifugio e centri anti-violenza presenti nelle diverse regioni.
Da questo grafico si evince come la distribuzione non sia uniforme per ogni regione; ad esempio possiamo notare come in Trentino non siano presenti nè case rifugio nè centri anti-violenza.
Possiamo inoltre notare come in Abruzzo e in Basilicata non siano presenti case rifugio, ma solo centri anti-violenza.
Come le vittime hanno contattato i centri anti-violenza e le case rifugio?
Come possiamo notare dal grafico, le richieste di aiuto sono state effettuate tramite chat e chiamate.
In generale le richieste di aiuto tramite chiamata è nettamente superiore rispetto alle richieste di aiuto via chat.
Possiamo però notare come durante il periodo del primo quadrimestre (gennaio-aprile) i dati non sono particolarmente significativi, ma superiori rispetto agli anni precedenti con un aumento delle richieste di aiuto via chat.
Nel secondo quadrimestre (maggio-agosto) possiamo notare una impennata significativa delle richieste di aiuto in seguito ad un allentamento delle misure e dalla riapertura delle regioni.
Le donne non ritrovandosi sempre in casa con gli aggressori hanno avuto modo di contattare e denunciare le violenze subite nei mesi precedenti liberamente.
Infine, considerando il terzo quadrimestre (settembre-dicembre) durante il quale sono stati effettuati dei mini lockdown per regione, possiamo notare come le chiamate siano aumentate, ma non in maniera così esponenziale come nel secondo quadrimestre.
LA CASA DELLA DONNA
I dati di Pisa: Intervista di Chiara Brillo
La Casa della donna, associazione femminista e di promozione sociale situata a Pisa, è uno dei tanti centri antiviolenza che hanno aiutato e supportato moltissime donne in un momento tanto difficile come quello che è stato vissuto durante il lockdown.
La coordinatrice de La Casa della donna, Giovanna Zitiello, e la coordinatrice del Telefono Donna, Francesca Pidone, in un’intervista di Chiara Brilli, pubblicata su Controradio, confermano il trend dell’aumento delle richieste d’aiuto effettuate nel 2020. L’associazione, infatti, ha registrato un record di chiamate di 1.296 telefonate superando i dati già elevati del 2019 (1.149 chiamate).
Chiara Brilli e le coordinatrici intervistate riescono a mettere in risalto le problematiche di questa Pandemia:
“A marzo e aprile, in piena emergenza, ci hanno contattate 55 donne, un numero alto ma è soprattutto dalla fine del lockdown che abbiamo registrato un aumento importante delle richieste di aiuto”, sottolinea Zitiello. “Da maggio ad oggi ci hanno contattate 207 donne su un totale di 409, con una media di 30 donne al mese e con un picco tra giugno e luglio. Un aumento che non deve affatto sorprenderci. La fine dell’isolamento domestico – continua Zitiello – ha comportato un allentamento dell’enorme controllo e pressione a cui erano sottoposte le donne tra marzo e aprile. In molte hanno detto che ci chiamavano perché non volevano più vivere i maltrattamenti, gli abusi che avevano vissuto durante il lockdown. Ciò che avevano subito in quei mesi era stato terribile. Così da maggio, non più costrette a casa, più libere di muoversi e pensare, hanno trovato la forza di chiamarci. Avere consapevolezza della violenza a cui si è sottoposte – afferma Zitiello – è il primo passo per uscirne. E per compiere quel passo ci vuole tanta forza e coraggio, soprattutto durante un’emergenza di questa portata, che non può che amplificare la paura di non farcela, l’ansia per il futuro, il senso di precarietà. Ecco perché i dati che presentiamo oggi non sono ‘solo numeri’ e non ci parlano solo di violenza: raccontano anche la grande forza delle donne, la loro capacità di reagire e ricominciare una nuova vita”.
TIPOLOGIE DI VIOLENZA
TIPOLOGIE DI VIOLENZA
Le Nazioni Unite identificano e riconoscono le diverse forme di violenza contro le donne: la violenza inflitta dai partner, le pratiche tradizionali dannose, tra cui la mutilazione e il taglio genitale femminile, l’infanticidio femminile e la selezione sessuale prenatale, il matrimonio precoce, il matrimonio forzato, le violenze legate alla dote, i crimini contro le donne commessi per “onore”, il maltrattamento delle vedove, il femminicidio, la violenza sessuale da parte di non partner, le molestie sessuali, le violenze nei luoghi di lavoro, nelle istituzioni educative, la tratta di donne.
VIOLENZA SESSUALE
Nella normativa nazionale la violenza sessuale si riferisce a chiunque, con la forza, con la minaccia o l’abuso di autorità, forzi un’altra persona a commettere o subire atti sessuali (Codice penale, articolo 609bis) ed include pertanto lo stupro e le molestie sessuali.
Nel febbraio 1996 la violenza sessuale ha cessato di essere “un crimine contro la morale pubblica” ed è stato pienamente riconosciuto come un “crimine contro la persona”.
L’indagine Istat fa riferimento a tutte le situazioni in cui le donne sono costrette a compiere o subire atti sessuali di vario genere contro la loro volontà.
Sono considerate violenza sessuale: stupro, tentato stupro, molestie sessuali, costrizione a rapporti sessuali con altre persone, rapporti sessuali indesiderati, le attività sessuali fatte per paura delle conseguenze, degradanti e umilianti.
VIOLENZA FISICA
La violenza fisica va da forme relativamente miti a molto gravi: la minaccia di essere fisicamente colpita, spinta, strattonata, picchiata, schiaffeggiata, presa a calci, minacciata o colpita con armi o sottoposta a tentativi di strangolamento, soffocamento, bruciature. Nella legislazione italiana possono fare riferimento a una serie di reati quali percosse, lesioni personali, maltrattamenti in famiglia, omicidi colposi e volontari.
VIOLENZA PSICOLOGICA
La violenza psicologica nell’indagine Istat include denigrazione, controllo del comportamento, strategie di segregazione, intimidazioni, gravi restrizioni finanziarie imposte dal partner.
In particolare vengono considerate come forme di isolamento le limitazioni nel rapporto con la famiglia di origine o gli amici, l’impedimento o il tentativo di impedire di lavorare o studiare; tra le forme di controllo, compaiono l’imposizione da parte del partner di come vestirsi o pettinarsi, l’essere seguite e spiate, l’impossibilità di uscire da sole, fino alla vera e propria segregazione; tra le forme di svalorizzazione e violenza verbale vengono descritte le situazioni di umiliazioni, offese e denigrazioni anche in pubblico, le critiche per l’aspetto esteriore e per come la compagna si occupa della casa e dei figli e le reazioni di rabbia se la donna parla con altri uomini; infine tra le forme di intimidazione sono compresi dei veri e propri ricatti come portare via i figli, le minacce di fare del male ai figli e alle persone care o a oggetti e animali, nonché quella di suicidarsi.
Nella legislazione italiana possono farvi riferimento una serie di reati quali la minaccia, la violenza privata, l’aborto di donna non consenziente, lo stato d’incapacità procurato mediante violenza, la violazione di domicilio, il sequestro di persona, l’abbandono di persona minore o incapace.
VIOLENZA ECONOMICA
Nell’indagine Istat tra le forme di violenza economica, sono evidenziati l’impedimento di conoscere il reddito familiare, di avere una carta di credito o un bancomat, di usare il proprio denaro e il costante controllo su quanto e come si spende.
COME SONO AUMENTATE LE VIOLENZE?
Come possiamo notare dal grafico tutti i tipi di violenze sono aumentati nel 2020 rispetto al 2019.
Essendoci state situazioni di chiusura sono aumentate in maniera significativa sia la violenza fisica che quella psicologica.
CHI COMMETTE LA VIOLENZA
RUOLO CHE L'AGGRESSORE HA NELLA VITA DELLA VITTIMA
Infine l'inchiesta si è concentrata nell'analisi del ruolo che l'aggressore ha nella vita della vittima.
In generale possiamo dire che le violenze effettuate nei confronti delle donne vengano da chi vive con loro, ad esempio marito, compagno e figlio.
Partendo da questa considerazione, possiamo dedurre il fatto che Le violenze effettuate nel 2020 sono state aggravate dalle misure dettate dalla situazione pandemica mondiale,
avendo avuto diversi lockdown le vittime sono state costrette a passare molto più tempo con i loro abusanti.
Numero gratuito di pubblica utilità antiviolenza e stalking
Il numero è collegato alla rete dei Centri Antiviolenza e alle altre strutture per il contrasto
alla violenza di genere presenti sul territorio.
App
Se non te la senti di chiamare scarica la app gratuita del 1522 per chattare in modo silenzioso.
Ricordati poi di eliminare la cronologia.
App gratuita Youpol della Polizia di Stato
L’app permette di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato; le segnalazioni sono automaticamente geo referenziate, ma è possibile per l’utente modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti.
ABOUT
L'obiettivo del progetto è quello di dare una panoramica generale sul fenomeno della violenza sulle donne.
Vuole inoltre fornire una analisi relativa al cambiamento del fenomeno durante la pandemia.
I dati sono stati estratti dalle fonti indicate per rendere lo studio il più veritiero possibile.
Il sito è conforme agli standard W3C. Le immagini utilizzate sono di pubblico dominio.
Progetto realizzato da ILENIA BECCARO, GIULIA DALLAVECCHIA e ELENI MOUSSAS per l'esame di Data journalism, A.A.2020/2021, corso di laurea magistrale in Informatica Umanistica, Università di Pisa.